Le torsioni con bastone sono uno degli esercizi maggiormente diffusi con l’obiettivo presunto di migliorare il dimagrimento sui fianchi, nella realtà dei fatti invece si rivela un esercizio inutile e pericoloso.
La principale ragione del successo e della diffusione di questo esercizio è data dalla convinzione che possa rivelarsi utile per snellire la zona dei fianchi riducendo gli accumuli adiposi. Inoltre essendo un esercizio dal minimo impegno muscolare, se non del tutto nullo, non determina affaticamento negli utenti che lo eseguono e questo induce a compierlo più volentieri, spesso perfino stando seduti e quindi in diretta contrapposizione col concetto stesso di allenamento fisico.
Le torsioni con bastone oltre ad essere inutili sono potenzialmente traumatiche, ed il rischio di compromettere la funzionalità della propria colonna vertebrale viene amplificato nel caso in cui il bastone di legno venisse sostituito da un bilanciere.
Nel corso della torsione infatti, come è facile immaginare, si realizza una rotazione delle vertebre che costituiscono la colonna vertebrale intorno all’asse rappresentato dalla medesima colonna. Non tute le vertebre sono però uguali fra loro avendo caratteristiche proprie e differenze sostanziali sotto il profilo della struttura.
Il movimento di torsione pertanto coinvolge soprattutto la regione toracica e non, come si potrebbe immaginare, il tratto lombare. Il movimento della colonna sono del resto possibili in parte grazie alla elasticità dei dischi ma in misura maggiore dovuti alla forma e all’orientamento dei processi articolari.
Questa sorta di incastro determina meccanicamente una drastica riduzione del movimento di torsione malgrado nella regine lombare, come in quella cervicale, il volume dei dischi intervertebrali sia considerevole in rapporto alle vertebre, elemento che giova nei confronti dell’ampiezza dei movimenti. Quando viene eseguito l’esercizio fin qui chiamato in causa, si agisce “forzando” un movimento assolutamente non funzionale rispetto alla zona che si ritiene di sollecitare, provocando prevalentemente una azione di scivolamento che genera come naturale conseguenza un enorme stress funzionale che può rivelarsi gravemente traumatico per i dischi intervertebrali del tratto lombare e, sebbene in misura minore, anche dell’ultimo tratto toracico.
Due parole sarebbero anche da spendere rispetto ai muscoli che si intende stimolare con questo tipo di lavoro, comunemente gli addominali obliqui (interno ed esterno). La loro sollecitazione ottimale dovrebbe essere eseguita rispettando l’andamento delle fibre che, come il nome dei muscoli lascia intuire, è obliqua e quindi promuove il movimento di torsione associato però alla flessione o alla estensione, per comprendere meglio si parla di quei movimenti che è possibile individuare nell’esecuzione di uno swing da parte di un golfista o nell’azione opposta, simile al gesto che si compie con un’ascia con l’intento di abbattere un albero.
Quindi osservando il lavoro sotto il profilo della spesa energetica è possibile affermare che questa sia talmente bassa rispetto ad una condizione di riposo assoluto da ritenere l’incremento tendente allo zero. Analizzando l’impegno muscolare, e quindi il vantaggio adattativo in termini allenanti e di performance il risultato non cambia, ed è sempre un miglioramento nullo. Se si esamina la modalità di sollecitazione muscolare non è coerente con l’andamento delle fibre dei muscoli obliqui ma, semmai, con le fibre del trasverso, muscolo quest’ultimo che è però attivo in lavoro di compressione addominale. Infine da un punto di vista articolare il grado di rischio cui ci si sottopone è l’unico elemento elevato, interessando soprattutto la regione lombare. Nel bilancio costi benefici è quindi possibile ritenere questo esercizio assolutamente da evitare.