Patanjali indica al praticante 8 stadi (o arti) dello Yoga, cioé gli otto passi che conducono all’unione con il Paramatma.
- Yama Con Yama si intendono i “comandamenti morali universali”, o astensioni. Sono i cinque “freni” su cui si fonda l’etica dello Yoga:
- Ahimsa: non-violenza, astensione dall’infliggere a qualsiasi essere vivente qualunque tipo di male, sia esso fisico, psicologico, ecc.;
- Aparigraha: distacco, non-attaccamento, astensione dalla bramosia del possedere;
- Asteya: onestà, astensione dalla cupidigia, liberazione dall’avidità;
- Brahmacharya: castità (intesa soprattutto come purezza morale e sentimentale);
- Sathya: verità, aderenza al vero, sincerità (soprattutto con sé stessi).
- Niyama Con Niyama si intendono le regole dell’autopurificazione.
- Saucha: pulizia, salute fisica, purezza;
- Santosa: appagamento, felicità della mente, l’accontentarsi;
- Tapas: ardore, fervore nel lavoro, desiderio ardente di evoluzione spirituale;
- Svadhyaya: studio di sé stessi, ricerca interiore;
- Ishvara Pranidhana: abbandonarsi alla Divinità , la resa al Signore di tutte le nostre azioni.
- Asana Le asana sono posizioni o posture utilizzate in alcune forme di yoga, in particolare nello Hatha Yoga. La funzione delle asana è direttamente collegata alla fisiologia indiana, fondata sul sistema sottile. Secondo tale sistema, attraverso l’assunzione di diverse posizioni del corpo, il praticante diviene in grado di purificare i canali energetici (Nadi), incanalare l’energia verso specifici punti del corpo ed ottenere così un notevole beneficio psico-fisico. Le asana conosciute sono alcune migliaia; ciascuna di esse porta un nome derivato dalla natura (soprattutto animali), o dalla mitologia induista.
- Pranayama Il Pranayama (controllo ritmico del respiro) è il quarto stadio dello Yoga, secondo lo Yogasutra di Patanjali. Insieme a Pratyahara (ritiro della mente dagli oggetti dei sensi), questi due stati dello Yoga sono conosciuti come le ricerche interiori (antaranga sadhana) ed insegnano come controllare la respirazione e la mente, quale mezzo per la liberare i sensi dalla schiavitù degli oggetti di desiderio. La parola Pranayama è formata da Prana (fiato, respiro, vita, energia, forza) e da Ayama (lunghezza,controllo, espansione). Il suo significato è quindi di controllo ed estensione del respiro (energia vitale).
- Pratyahara Per Pratyahara si intende l’emancipazione della mente, il suo ritiro dagli oggetti dei sensi. La ritrazione dei sensi si ottiene distaccando l’attenzione dall’ambiente esterno dirigendola verso l’interno.
- Dharana Il termine Dharana indica la capacità di concentrazione, diventare tutt’uno con quello che si sta facendo, con un oggetto esterno o interno. Requisito indispensabile per i passi successivi.
- Dhyana Dhyana è un termine sanscrito che letteralmente significa meditazione. Dalla traslitterazione della parola Dhyana nell’ambito delle Filosofie orientali derivano i termini Chan, in cinese e Zen, in giapponese.
- Samadhi Per Samadhi si intende uno stato di coscienza superiore: è l’unione con Paramatma, l’unione del meditante con l’oggetto meditato, l’unione dell’anima individuale con l’Anima universale. Si può individuare con uno stato d’essere equilibrato, raggiungimento del benessere totale, tramite un percorso che porta a uno stato di profonda realizzazione.